Cos'è il corallo
Simbolo della metamorfosi e del cambiamento, il corallo nasce negli abissi dalla trasformazione naturale degli scheletri di piccoli animali marini.
Il corallo rosso, Corallium rubrum, ha l'aspetto di un arboscello alto al massimo 30-35 cm ed è l’unica specie del genere corallium che vive nel Mar Mediterraneo. Nonostante la sua forma arborea che per lungo tempo lo ha fatto considerare come appartenente al regno vegetale o al regno minerale per la durezza simile alla pietra dei suoi rami, il corallo appartiene al regno animale, classe Antozoi, perché si tratta in realtà di una colonia di piccoli animaletti chiamati polipi. Questi vivono a migliaia lungo i suoi rami, simili a fiorellini bianchi tubolari e provvisti di 8 tentacoli, e producono una secrezione calcarea composta prevalentemente da carbonato di calcio che costituisce lo scheletro della colonia.
I rami calcarei sono avvolti da una guaina di tessuto vivente chiamato cenosarco su cui sono impiantati i polipi e attraverso il quale essi si nutrono grazie alla presenza di un sistema di canali che permette il trasferimento del nutrimento a tutti i polipi della colonia. Il corallo ha bisogno di condizioni di vita particolari: salinità dell’acqua costante, assenza di inquinamento, ridotto movimento dell’acqua e illuminazione attenuata. Vive pertanto preferibilmente in luoghi ombrosi e riparati (grotte, strapiombi, fenditure delle rocce) generalmente a una profondità variabile tra 15/20 e 200 metri. Lo scheletro calcareo prodotto dai polipi ha una crescita, nel caso del corallo rosso, molto lenta, di circa 3-4 mm l’anno in altezza e di 0,25-0,60 mm l’anno in diametro e questo lo rende particolarmente vulnerabile alla raccolta effettuata dall’uomo.
La pesca del corallo nel Mediterraneo e nel Mar Rosso è attiva da tempi remoti, nel Mediterraneo fu praticata nel corso del 1800 soprattutto da pescatori italiani, specialmente di Torre del Greco, località vicino Napoli alle falde del Vesuvio; da francesi, spagnoli e greci. In estremo oriente la pesca da parte dei giapponesi è relativamente recente. La pesca del corallo si praticava ovunque con metodi simili; da parte dei corallai italiani si eseguiva mediante uno strumento detto "ingegno", formato da travi a croce, reti e zavorra. I corallai si portavano con la barca sui punti a loro noti per la presenza dei banchi di corallo e qui svolgevano il canapo immergendo l'ingegno finché questo non toccava il fondo; muovendo poi la barca lentamente in varie direzioni, l'ingegno strisciato sul fondo strappava i coralli. I coralli rimanevano così impigliati nelle reti, ed erano poi raccolti recuperando l'ingegno.
Questo metodo di raccolta fortunatamente non viene più praticato, sia per i gravi danni che arrecava alla flora marina che per la grossolana raccolta che, spezzando i rami dei coralli, li danneggiava irrimediabilmente. Oggi la pesca del corallo è delegata ad esperti sommozzatori che nelle aree consentite, con accortezza riescono a recuperare rami di corallo senza danneggiare i fondali e senza distruggere le piccole formazioni coralline commercialmente inutilizzabili
Il corallo rosso mediterraneo può avere diverse sfumature di colore che vanno dal rosso più chiaro al rosso scuro. Dai mari orientali provengono altre specie di corallo con gradazioni di colore diverse come il Moro giapponese, molto scuro con venature bianche, il Boké o Pelle d’Angelo rosa chiaro, compatto ed uniforme, il Cerasuolo o Momo color salmone più o meno scuro, il Deep Sea rosa screziato, il corallo bianco.
LAVORAZIONE DEL CORALLO
Una volta pescato, la prima fase della lavorazione del corallo consiste nella scelta dei rami da lavorare e la loro suddivisione per colore forma e dimensione. Solo a questo punto si può determinare l' utilizzo del materiale.
Una volta ripulito con speciali lavaggi dalla veste esterna, si passa all' operazione più complessa e delicata, che è affidata agli artigiani con maggiore esperienza, e cioè il taglio.
Un buon taglio deve assicurare l' utilizzo ottimale del materiale. Si consideri che con una buona lavorazione il prodotto finito rappresenta in peso il 30-35% del grezzo, ed errori di scelta fanno sprecare una ancora maggiore quantità di questo prezioso materiale.
La lavorazione prevede due tecniche diverse:
-la tecnica del liscio per ottenere pallini, cabouchon ed altre forme geometriche
-la tecnica dell' inciso per ottenere sculture e pezzi più grandi e di forma più complessa
La lavorazione del liscio prevede, dopo il taglio, la sagomatura del corallo detta 'aggarbatura' nella quale l' artigiano, utilizzando una mola, avvia il pezzo verso la sua forma finale.
Segue l' affinazione, la fase in cui utilizzando smerigli viene conferita al pezzo la sua forma definitiva.
Si passa dunque alla lucidatura che può essere effettuata a mano utilizzando speciali spazzole oppure mediante l' utilizzo dei buratti, piccole botti automatizzate dove il corallo viene inserito insieme ad acqua e speciali polveri e viene lucidato per sfregamento.
Se necessario i pezzi lavorati vengono forati con trapani raffreddati ad acqua, a foro passante o a mezzo foro.
I coralli vengono poi selezionati per qualità, dimensione e colore ed avviati a diventare prodotti finiti come collane, orecchini, anelli e così via.
Per quanto riguarda la lavorazione dell' inciso, è essenziale l' abilità dell’artigiano nell’individuare dalla forma del ramo di corallo grezzo la figura che ne potrà ricavare. Una volta tagliati i pezzi di corallo e sgrossate le forme per renderli più vicini alla sagoma che si intende realizzare, l' artigiano passa all' incisione vera e propria, che è eseguita esclusivamente a mano con l' utilizzo di bulini.
Anche per i pezzi incisi alla fine della lavorazione è necessaria la lucidatura, che viene eseguita manualmente con speciali spazzole.